Nell’ultima intervista che il nostro Team ha svolto, abbiamo scoperto Ivan Risti, preparatore di Davide Camicioli, così abbiamo deciso di intervistarlo, per conoscerlo meglio.
Come vi siete conosciuti tu e Davide Camicioli?
Che domanda difficile!
Ci siamo conosciuti tramite contatti comuni. Era il 2018. Io facevo parte del team DDS di Settimo Milanese e mi allenavo lì da anni e lui si è affidato a me perchè doveva migliorare un po’ il nuoto, avendo iniziato a fare le sue prime gare di Triathlon.
Da lì in poi ci siamo conosciuti meglio e si è affidato a me anche per il resto.
Davide ci raccontava che nel caso in cui lui ha impegni lavorativi che non gli permettono di fare allenamento, riesci a cambiare in giornata la scheda e la adatti. In che maniera ti prendi cura dei suoi allenamenti?
In generale faccio questo con molte persone, mi sono abituato a gestire le loro esigenze. Cerchiamo di stabilire una routine settimanale di allenamento che è la cosa più importante per organizzare al meglio la gestione della propria quotidianità.
Il triathlon è abbastanza complesso, mettere insieme tre discipline comporta un po’ di lavoro e organizzazione. Spesso le vite di chi seguo sono dense e frenetiche. Per cui serve una routine da seguire che permetta di avere dei punti fermi negli allenamenti da seguire.
Se poi arriva un imprevisto o un cambio programma è abbastanza semplice intervenire. La tecnologia mi aiuta molto. Utilizzo un software che si chiama Training Peaks, molto noto nel mondo dell’endurance. Mi permette di avere una visione del lavoro di lungo periodo ma anche intervenire rapidamente per modificare un programma che magari non può essere rispettato. Basta un messaggio di avviso e nel giro di poco tempo posso modificarlo.
Tu hai solo triatleti?
Si, principalmente alleno triatleti.
Sono conosciuto nel mondo del triathlon, questo mi ha portato poi ad allenare molte persone, soprattutto chi ambisce alle distanze più lunghe: Ironman e half Ironman. Principalmente perché io ho fatto Ironman, e ciò ha fatto sì che mi iniziasse a conoscere molti atleti che hanno come obiettivo ultimo la partecipazione a questa gara.
Quali sport hai praticato in questi 37 anni?
Ho praticato seriamente nuoto dall’età di 6/7 anni, all’età di 8 anni sono entrato nella squadra. Ho iniziato a Merate, in provincia di Lecco, ai tempi era l’unica in zona che avesse una squadra strutturata.
Da lì ho fatto solo nuoto fino a 20 anni circa, poi sono passato al triathlon.
Chi mi ha avvicinato a questo sport è stato Giampaolo Sala, mi ha aiutato molto all’inizio a entrare nel mondo del triathlon. Lui è stato un po’ l’ispirazione per iniziare.
Oltre al nuoto ero già bravino a correre ma mi mancava la bici su cui mi sono applicato seguendo proprio Giampaolo. Ho iniziato a fare triathlon a 22 anni, praticamente quest’anno sono 20 anni di triathlon, considerando che la prima gara l’ho fatta nel 2002.
In tutti questi anni come sono state le tue esperienze come atleta professionista?
Nel nuoto sapevo più o meno i tempi che facevano i primi, anche se nel nuoto il tempo non è tutto, bisogna saperci stare in acqua. Avevo già esperienza di gare in acque libere dove non è come stare in piscina, ci sono molte più variabili da considerare e non tutti riescono ad essere efficaci.
La mia padronanza nella prima frazione è stato un punto di partenza fondamentale nell’affrontare le prime gare. Questo mi ha permesso di confrontarmi quasi subito con i migliori in Italia perchè dopo il nuoto potevo affrontare la bici già nelle prime posizioni.
I primi risultati importanti sono arrivati nel 2004. E’ stato un passaggio rapido e affascinante a guardarlo oggi. Nel 2001 non avevo mai fatto una gara di triathlon, neanche ne avevo vista una da spettatore, poi nel 2005 la prima convocazione in nazionale e nel 2007 ho vinto il titolo italiano assoluto di triathlon sprint.
Poi la seconda parte della mia carriera è stata un percorso un po’ più lungo, perché mi sono dedicato alle distanze lunghe: mezzi Ironman e Ironman, sfide un po’ diverse dal punto di vista fisico e mentale, che richiedono più tempo per arrivare ad un risultato.
Mentre i primi anni di carriera, le distanze corte, mi sono buttato dentro, ho sfruttato le qualità di essere ancora giovane, correre forte, avere un po’ di voglia e quindi sono riuscito anche in fretta a portare a casa dei bei risultati, anche inaspettati.
Poi invece la seconda parte della carriera è stato un percorso anche più affascinante, ho scoperto la sfida contro sé stessi.
Di quale gara hai un bel ricordo?
Ce ne sono tante, ma quella che ricordo di più è la prima in assoluto, un triathlon sprint a Lecco nel 2002.
Mi sono buttato.
Il ragazzo che citavo prima, Gianpaolo, mi ha prestato la sua bici da corsa e ho fatto la prima gara senza aver mai pedalato su una bici da corsa o insomma non seriamente.
E poi sempre a Lecco, quando ho vinto il titolo italiano, perché io gareggiavo per la squadra triathlon Lecco, che è stata la prima squadra che mi ha tesserato.
Aver vinto la gara organizzata dalla mia società, oltre al fatto che era la stessa gara in cui ho fatto il mio esordio, mi ha fatto sentire a casa, facendomi trovare vecchie emozioni.
Ho visto che anche tua moglie, Elena, è un'atleta. Com’è la vita di due sportivi che magari stanno crescendo due future atlete?
È sicuramente molto bello, condividere la vita con una persona con cui si ha un’intesa anche sulla passione per lo sport. Adesso che abbiamo due bambine piccole si cerca reciprocamente di darsi una mano nel trovare il tempo per assecondare la nostra esigenza di allenarci.
Si condivide facilmente perché lo sport, soprattutto ad alto livello, ti insegna una mentalità per affrontare la vita quotidiana o le sfide professionali che ti aiuta molto. Avere di fianco una persona che ha vissuto la stessa esperienza crea maggiore condivisione.
Elena oltre a essere un’atleta mi ha aiutato molto anche sull’aspetto nutrizionale, grazie alla sua professionalità e conoscenza. Quello è stato un elemento fondamentale per allungare e migliorare la mia carriera da atleta. Ho capito molti errori fatti in passato e imparato cosa fare.
Non è banale riuscire ad arrivare a non avere mai infortuni seri per lungo tempo. E’ un po’ il segreto per chi fa sport ad alto livello, la continuità è fondamentale ed è necessario evitare lunghi stop o continue ripartenze.
A me Elena ha insegnato molte cose che mi hanno aiutato negli ultimi anni a gestire fisicamente gli sforzi legati all’Ironman.
Insomma, oltre a essere un supporto come moglie… vita privata, lavorativa, vi supportate a vicenda perché riuscite a coordinarvi.
Si, ci aiutiamo. Ci incastriamo bene dal punto di vista anche professionale anche perché lavorando entrambi nel mondo dello sport forse è più facile.
Attualmente ti stai allenando per ulteriori gare?
La pandemia mi ha un po’ fermato. L’anno scorso ho fatto qualche gara perché avevo voglia un po’ di tornare ad assaporare le gare. Nel 2020 non ne avevo fatte perché non c’era stato modo. C’era stata qualche gara a settembre/ottobre ma poi non aveva molto senso per me gareggiare un po’ così. Adesso vorrei tornare a gareggiare ma forse nella seconda parte della stagione. Per ora ho fatto delle gare di corsa. Farò adesso una gara di corsa alla Monza Montevecchia che è una gara a coppie, un po’ come la Monza Resegone che è più famosa come gara e si fa in tre.
Per ora mi sono dedicato più al lato coach. Mi continuo ad allenare. Da qualche anno organizziamo dei training camp dove è venuto anche Davide.
In cosa consistono questi triathlon camp? Possono partecipare tutti gli atleti o solamente gli atleti che segui tu?
In generale i training camp si fanno da sempre. Il triathlon come sport ha la necessità di trovare momenti di aggregazione perché tanti si allenano individualmente, soprattutto gli amatori.
Noi, come altri, li abbiamo resi più strutturati e aperti a tutti.
Li organizzo da tanti anni con Daniel Fontana, siamo amici e abbiamo condiviso tanti anni di gare e allenamenti. Abbiamo iniziato a organizzarli d’estate dove andavamo noi ad allenarci in montagna, al fresco. Il primo anno, nel 2014, era “allenatevi con noi, noi usciamo, voi ci seguite”. Ha funzionato, eravamo circa 20 persone, quindi ci siamo detti “Ok, organizziamo il camp in modo tale che lo facciamo diventare un momento dove noi due facciamo da coach allenandoci con loro”.
Negli anni si è evoluta come tutte le cose e adesso siamo arrivati a organizzare 2 camp d’estate e 2 in primavera. Abbiamo strutturato meglio l’organizzazione, con Alberto Benazzi che ci aiuta a gestire le diverse fasi organizzative.
Da un paio di anni inoltre entrambi facciamo parte del team Swatt Club, una squadra nata dalla bici che ha inserito recentemente anche la sezione triathlon. Con loro abbiamo pensato al camp di solo ciclismo aggiungendolo a quelli di triathlon che già facevamo da qualche anno. L’anno scorso abbiamo fatto il primo ed è stato un buon successo, avevamo più di 30 persone per cui l’abbiamo ripetuto in primavera in Toscana e lo ripeteremo a fine giugno di nuovo a Livigno.
Il camp di triathlon è più storico, come detto, è un momento anche di vacanza ma ci si allena intensamente: in quei giorni si impara molto dalla condivisione della fatica. Ci si sente un po’ dei professionisti di questo sport perché inevitabilmente ci si allena anche il doppio di quanto succede a casa. Sei lì per fare solo quello. Al resto pensiamo noi e la struttura che ci ospita.
Nascono bei momenti di confronto tra amatori e chi fa questo sport da professionista come me e Daniel. Tutti questi scambi che ci sono nella quotidianità durante i camp insegnano molto se vuoi migliorare la tua attività sportiva.
Sul tuo sito c’è DDS triathlon team...
Devo aggiornarlo. Io sono stato tesserato per la DDS dal 2010 al 2020, per anni mi sono allenato al centro sportivo DDS a Settimo Milanese, alle porte della città. Ho anche fatto per anni il coach della squadra age group. E’ una società storica del nuoto e del triathlon, ha vinto tanto e ha portato tanti atleti alle olimpiadi vincendo anche medaglie. E’ una realtà a cui devo molto per quello che mi ha insegnato, pensa che le mie figlie stanno imparando a nuotare lì.
Il presidente è Luca Sacchi, medaglia di bronzo olimpica nel nuoto e oggi anche commentatore tecnico della RAI.
Da un paio d’anni i miei obiettivi agonistici sono cambiati e anche la pandemia ci ha me sso lo zampino per cambiare alcune cose. Così mi sono sposato con Swatt Club, che è un team con un’impronta diversa e più adatta a questa fase della mia attività sportiva.
E dopo avergli spedito la nostra box con i nostri prodotti, non ci resta che augurargli un grande in bocca al lupo per le sue future gare da tutto il nostro Team!